La mancata ratifica parlamentare dell’accordo raggiunto tra UE e UK a novembre del 2018 aumenta l’incertezza legata alle modalità di uscita del Regno Unito e, con essa, le probabilità di uno scenario no deal, ovvero quella hard brexit che molti osservatori (avveduti) hanno sempre descritto come esito catastrofico soprattutto per i britannici. In caso di mancato accordo, il commercio tra i paesi UE e il Regno Unito sarebbe regolato sulla base dei principi del WTO e sarebbero applicate le cosiddette Most Favoured Nation tariff. Ne conseguirebbe un’applicazione di dazi che sarebbe particolarmente dannosa per l’interscambio commerciale, soprattutto perché per molti prodotti i beni intermedi attraversano più volte la Manica nel medesimo processo produttivo.

Grande….incertezza!
L’impatto stimato della Brexit sarà molto più grande per il Regno Unito che per l’UE e dipenderà dal raggiungimento o meno di un accordo tra le due parti. Per il Regno Unito la Banca d’Inghilterra stima una caduta del PIL fino all’8% entro un anno dall’uscita (nel caso in cui UK non goda nemmeno più degli accordi commerciali stipulati dall’UE con paesi terzi), con una progressiva caduta del 30% nei prezzi degli immobili e quasi il raddoppio nel tasso di disoccupazione. I dati e le analisi del National Institute of Economic and Social Research stimano una perdita annua del 5,5% di PIL nel caso di hard brexit, che mantenga tuttavia gli accordi già stipulati.

Uno sguardo alla crescita per settore delle vendite online in UK secondo l’organo di statistica nazionale britannico
Forbes ha pubblicato recentemente un’intervista illuminante sull’impatto della Brexit nel mercato e-commerce locale, che tra l’altro è il terzo mercato al mondo in termini di dimensione delle vendite online per il canale retail, guidando lo sviluppo mondiale dell’e-commerce insieme a Cina e Stati Uniti. Un approfondimento con l’associazione EMOTA (che si occupa del commercio cross channel in Europa), che condivide importanti perplessità nel caso in cui si verifichino delle interruzioni nel commercio cross-channel poiché tutti i prodotti dovranno passare per i controlli e procedure di conformità oltre che per altre perturbazioni di natura tecnica, doganale destinate a rallentare le vendite. I consumatori aspettano che i loro pacchi siano consegnati, con alcune categorie di prodotti che hanno tassi di rendimento fino al 50% che sono tipici tra l’altro di mercati digitali evoluti (nei paesi più indietro, come l’Italia, i tassi di reso sono ancora “timidi”), ed il rallentamento del commercio elettronico è alle porte.

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Secondo l’IMRG MetaPack UK Delivery Index, gli ordini dei rivenditori britannici sono aumentati di alcuni mesi dopo il referendum sulla Brexit a causa del calo della sterlina rispetto alle altre valute. Ma i dati più recenti pubblicati a dicembre 2018 indicano che il rallentamento delle vendite al dettaglio online è un timore realistico. Un timore che i marketplace e retailer britannici affronteranno aprendo centri di smistamento logistico nel continente, qualora abbiano le spalle abbastanza forti, ma che colpirà soprattutto i player meno strutturati con un regalo importante alla concorrenza internazionale, soprattutto cinese.

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