Guerra commerciale, Brexit, Cina: 2019 in rallentamento?

Euromonitor ha rilasciato le previsioni economiche 2019 in un interessante webinar di ieri (disponibile qui), con un interessante riepilogo delle tendenze globali che influenzano l’economia internazionale nel prossimo anno. Gli elementi di incertezza non mancano anche se i timori maggiori, legati soprattutto ad un possibile hard landing dell’economia cinese, sembrano essere scongiurati. In ogni caso le prospettive di crescita vedono un andamento molto eterogeneo (ne sappiamo qualcosa in Italia) e che è importante approfondire soprattutto in riferimento alle macro-aree geografiche.

global

Euromonitor: la previsione globale vede comunque un rallentamento nel 2019, dato che la crescita sembra essere ormai arrivata al climax in parecchie economie chiave

A livello globale si prevede un rallentamento del PIL reale dal 3.7% al 3.6% ma guidato da un rallentamento marcato nelle economie avanzate rispetto ad un andamento flat su quelle emergenti. Tendenza che vede il protagonismo scontato ma sempre rilevante di queste ultime rispetto al vecchio mondo. Non mancano tuttavia degli elementi o driver che spingono la crescita, il cui peso specifico andrà poi tenuto sotto controllo in corso d’anno:

  • Fiducia del settore privato che rimane su livelli elevati e tassi di interesse destinati a rimanere molto bassi
  • Misure di stimolo fiscale ed effetto volano della ripresa che comunque spingono alcune economie avanzate
  • Il rallentamento della Cina che sembra lungi dall’hard landing paventato da molti, e molto sotto controllo nel breve periodo
  • Disoccupazione a livelli molto bassi e da record in alcune delle economie avanzate

Rimangono però delle minacce da tenere sotto controllo, che ritroviamo anche nelle analisi major come quelle di Prometeia uscite sui giornali e in diverse occasioni pubbliche (a proposito: il 19 dicembre a Milano Italian Trade Agency e Prometeia presentano il nuovo rapporto sul commercio estero). Su tutte l’incertezza della trade war innescata dal nuovo corso USA e dalle reazioni cinesi, che seppure a tratti sembra disinnescata lascia notevoli spazi di incertezza e soprattutto potrebbe trascinare tentazioni protezionistiche in generale. Inoltre la fiducia del settore privato, aldilà del trend globale sopra citato, in alcuni casi (tipo l’area Euro) è a rischio declino, per non parlare della perdita di efficacia di misure come il quantitative easing che limitano gli spazi di manovra in caso di shock negativi o, ancora, la limitata crescita del livello di produttività del lavoro nelle economie avanzate che potrebbe accentuare la tendenza al declino evidenziata.

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Nelle slide sui mercati sono interessanti i tre approfondimenti su Europa, Stati Uniti e Cina. Vediamo le oscillazioni tra la previsione di base e scenari pessimisti o ottimisti, fino alla previsione di una drammatica recessione. I dettagli sono abbastanza evidenti, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e molto allineati con i driver negativi ricordati sopra. Interessante il peso attribuito all’Italia quale game changer nell’intero sistema europeo: se l’incertezza sul debito sovrano continua o aumenta lo scenario più negativo ha delle probabilità maggiori, mentre una rimodulazione della spesa in deficit rispetto al PIL viene letto dal modello come un elemento in grado di influenzare positivamente tutta l’area. Per la Cina è importante evidenziare il peso delle relazioni con gli USA e della guerra commerciale, ma anche la possibile variazione dell’assetto del sistema creditizio e delle relazioni interbancarie, una variabile che non marginale in una economia così sui generis.

Cattura

Indicatori delle vendite retail e della produzione industriali, insieme agli indici di fiducia di imprese e consumatori. Quattro variabili fondamentali per comprendere l’evoluzione dello scenario economico in Cina nel 2019

 

probability

Non poteva mancare una mappa del rischio: che incrocia i major drivers con la probabilità stimata del modello e l’impatto sul PIL

[header pic by Nine Köpfer on Unsplash]

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