Ortissimi: un nuovo modello partecipato per l’alimentazione sostenibile?

NB articolo modificato il 26 luglio 2017 su richiesta di Ortissimi a causa del recente cambio di nome per motivi legali, correlati a brand già esistenti.

Si è appena conclusa su Eppela (piattaforma italiana di crowdfunding) la campagna del progetto Ortissimi una piattaforma web per connettere orticoltori e cittadini/consumatori, allo scopo di promuovere un’interazione virtuosa che contribuisca a costruire un sistema agricolo locale eco-sostenibile di produzione e consumo. Un passo avanti nel diffondere in maniera intuitiva e adatta alla nostra routine quotidiana una cultura della sana alimentazione e della sostenibilità ambientale.

In pratica con una semplice app sul nostro smartphone potremo entrare in contatto con un network di orticoltori, cittadini sensibili all’argomento, consumatori, e sfruttare le risorse che la sharing economy ed i nuovi mezzi di comunicazione possono metterci a disposizione. Un effetto volano che immaginiamo importante, per far sbarcare gli orti urbani (e non) nella consapevolezza delle nostre vite quotidiane.

Il progetto è sostenuto dal Comune di Milano ed è promosso dall’Associazione no profit AREA Ridef, che riunisce oltre 340 professionisti provenienti dal settore della green economy  che hanno conseguito il Master Ridef del Politecnico di Milano. Un percorso accademico d’eccellenza che è arrivato alla XIII edizione e punta a formare figure professionali dedicate a reinventare l’energia con un focus su rinnovabili, decentramento, sostenibilità ed efficienza energetica.

Abbiamo intervistato Alessio Pinzone, presidente di Area Ridef, proprio a ridosso della conclusione (positiva!) della campagna di crowdfunding, per evere un punto di vista unico e privilegiato sui futuri sviluppi di Ortissimi

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Alessio Pinzone – Presidente di Area Ridef

Come nasce Ortissimi?

Come hai visto Ortissimi nasce da un’associazione di ex studenti del politecnico di Milano, AREA Ridef. L’obiettivo del progetto Ortissimi è quello di promuovere lo sviluppo di un sistema agricolo locale eco-sostenibile di produzione e consumo, diffondendo la cultura del cibo sano e del rispetto per l’ambiente che parte dall’alimentazione per poi estendersi a tutte le attività quotidiane.

Ortissimi risponde all’esigenza sempre maggiore di andare verso forme di economia collaborativa, recuperando tuttavia la necessità di una forte attenzione alle materie prime alimentari di qualità che è anche un trend crescente nel settore F&B, con esiti alterni.

Cosa ne pensi del sistema di supporto alle startup in relazione al vostro progetto?

Crediamo che gli strumenti a supporto alle startup siano fondamentali se ben conosciuti. Ognuno di essi a nostro parere deve essere utilizzato in base alla necessità del progettista e alla maturità del progetto. Per quanto ci riguarda abbiamo scelto di finanziare il progetto Ortissimi attraverso una piattaforma di crowdfunding data la natura e l’impatto sociale del progetto. La piattaforma per noi è stata inoltre fondamentale per analizzare il livello di gradimento e l’impatto reale sulla comunità locale.

Per noi è stato vitale il supporto delle associazioni degli orti e giardini comuni di Milano e provincia spronati dall’assessore Elena Grandi (Vicepresidente Municipio 1, Assessore al Verde Ambiente Demanio Casa Arredo Urbano) e dall’associazione Libere Rape Metropolitane, oltre ad Arup Community Engagement Europe ed XL Insurance Company SE

Come vedi il futuro di Ortissimi nel settore? Quali i benefici per i consumatori da un lato e per chi vuole fare business dall’altro?

Se fino a qualche anno fa le multinazionali del F&B imponevano al consumatore i prodotti e le abitudini, oggi, il consumatore finale tende ad avere una maggiore influenza sulle campagne di marketing delle aziende grazie alla maggiore consapevolezza e conoscenza dei prodotti. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare il consumatore a svolgere delle scelte e scegliere dei prodotti consapevolmente incentivando una maggiore conoscenza del territorio e un comportamento sempre più sostenibile. Per tale motivo abbiamo pensato di introdurre una moneta virtuale, ecocoin, per ricompensare le azioni virtuose degli utenti e per sostenere un economia sociale. Tale moneta avrà infatti un valore all’interno del network e potrà essere spesa per l’acquisto di frutta/verdura, sconti, corsi di formazione e molte altre cose.

Una volta stabilito un network ed una community affermata, quali sono le direzioni di sviluppo che immagini per Ortissimi?

Vorremmo allargare il progetto a livello europeo in modo da coinvolgere realtà molto diverse tra loro. Inoltre la nostra idea è quella di incentivare lo sviluppo di nuovi orti/giardini e di fornire a tutti i comuni uno strumento semplificato per la gestione di tali realtà urbane. Inoltre ci piacerebbe che l’idea di un’economia sociale basata su una moneta virtuale riuscisse a prendere piede e che tale moneta fosse un grosso stimolo per l’incentivo di azioni virtuose e sostenibili da parte di ogni cittadino della community.

Qual è il ruolo di progetti innovativi come Ortissimi nell’andare verso un’economia delle persone, sostenibile ed attenta alle necessità di un consumatore/utente evoluto e consapevole?

I progetti come Ortissimi nascono da una volontà che parte dal basso unendo l’aspetto e le conoscenze tecnologiche con una necessità sociale e comunitaria. Oggi il sociale inizia ad avere un peso molto forte nelle città grazie al crescente numero di cittadini consapevoli. Il progetto Ortissimi non vuole creare nuovi servizi o necessità di consumo ma si pone l’obiettivo di fornire uno strumento di gestione di tutte queste micro realtà sparse all’interno del territorio al fine di creare una sola grande community. Solo creando una community coesa sarà possibile dare voce alle necessità non dei singoli ma della collettività.

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Ripensare l’energia e costruire la sostenibilità ambientale sono obiettivi che passano dal rinnovamento del modello alimentare. La domanda globale di cibo, secondo gli ultimi dati della FAO, aumenterà del 50% entro il 2050. I driver principali di questa tendenza dirompente sono principalmente da individuare nella transizione dei paesi emergenti verso un tenore di vita migliore e al mutamento delle proprie abitudini alimentari, insieme alle preoccupanti dinamiche demografiche, che spiccano nel grafico sotto, per non parlare dei cambiamenti climatici che impattano drasticamente sull’agricoltura.

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Popolazione e produzione agricola (Sole24Ore – Infodata)

Se andiamo a correlare la produzione agricola con il consumo di energia (dati FAO, qui copia del documento ufficiale) la dinamica degli ultimi anni è impressionante e significativa e progetti come Ortissimi vanno sicuramente nella direzione giusta.

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Consumo di energia per la produzione di cibo in miliardi di kWh…il trend è preoccupante ma possiamo intervenire (elaborazione in house su dati FAO)

[Header pic by Markus Spiske via Unsplash]

2 risposte a “Ortissimi: un nuovo modello partecipato per l’alimentazione sostenibile?

  1. Articolo e progetto molto interessante…inevitabilmente inarrestabile la volontà di contribuire personalmente verso un modo di consumare più sano, più etico, più condiviso e più sociale!

    • Sono d’accordo Paolo. Se da un punto di vista commerciale l’acquisto online di prodotti alimentari è destinato a crescere in maniera esponenziale (le battaglie tra Amazon Fresh ed Uber Eats ne sono una ottima dimostrazione), ci sono spazi importanti per nicchie di consumo di qualità, sostenibile, sociale e condiviso. In Italia abbiamo anche ottimi esempi, penso a Cortilia che fa numeri interessanti soprattutto al nord, ma non mancano altre realtà dinamiche.

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