Vision 2030 è un piano di riforme ambiziose e strutturali presentato lo scorso aprile dal principe saudita Muhammad bin Salman, trentenne astro nascente della leadership politica del regime ed interprete di un cambio di passo nella politica economica del paese. MbS, come lo chiamano i media internazionali, ha presentato un piano che il Financial Times ha definito come il più importante piano di riforme nella storia dell’Arabia Saudita, che prevede la graduale diversificazione dell’economia per emancipare il paese dalla forte dipendenza dalla produzione ed export di materie prime energetiche. Un cambio di passo che si inserisce nelle ultime decisioni governative che hanno visto il lancio di progetti ambiziosi e determinanti nella geopolitica e nell’economia dell’intero quadrante mediorientale, come la KAEC – King Abdullah Economic City che abbiamo visto in dettaglio e che ultimamente è arrivata sulle pagine dei giornali italiani, per via delle forti opportunità commerciali e strategiche per il made in Italy di alto livello.
Il crollo del prezzo del petrolio, insieme alla necessità di investire nella competitività del paese all’indomani dell’apertura al mercato globale dello storico rivale iraniano, sono i fattori chiave che spingono le decisioni strategiche della nuova leadership emergente. Obiettivi che hanno determinato anche scelte controverse, come quella dell’intervento saudita in Yemen e che porteranno anche naturali tensioni tra la famiglia reale ed il clero per alcuni contenuti rivoluzionari del progetto Vision 2030.
Nel 2015 l’economia saudita è cresciuta del 3% circa, ma ha vissuto un impatto negativo del crollo del prezzo del petrolio coperto con il ricorso alle riserve monetarie giudicato anche troppo audace e repentino da parte degli analisti internazionali, dato che la monarchia ha bruciato oltre 30 miliardi al mese nella prima metà del 2015, lasciando presagire secondo il Fondo Monetario Internazionale addirittura un esaurimento completo delle riserve entro i prossimi cinque anni.

L’immagine di lancio di Vision 2030
MbS, secondo in linea di successione nella famiglia reale, ha vissuto una accelerazione nella carriera da quando il padre è salito al trono nel 2014. Incaricato della politica economica del regno e ministro della Difesa, agisce quasi da premier prendendo decisioni strutturali rilevanti per il futuro del paese. Una delle riforme più importante approvate su disegno di MbS è stata ed esempio la manovra finanziaria che ha tagliato del 25% circa la spesa dello Stato, con un impatto importante sui sussidi per la cittadinanza (per esempio sulle utenze idriche, elettriche et similia) e sulla spending review in ambito ministeriale con accorpamenti e razionalizzazioni della macchina burocratica amministrativa.
Altre misure prese nel cosiddetto Piano Nazionale di Trasformazione sono l’introduzione dell’IVA con aliquote dal 3% al 12%, la privatizzazione del servizio postale, l’incremento di impiegati addetti al settore della tecnologia e dell’informazione, l’aumento del settore medicale privato di oltre il 25% nei prossimi cinque anni, l’assegnazione della metà delle linee ferroviarie e del 70% dei porti ad una gestione privata (comprese le infrastrutture strategiche della KAEC che, nei piani del governo saudita, dovranno fare concorrenza a porti strategici nella regione come quello di Dubai).
Le misure prese dal governo dovrebbero portare, secondo i piani di MbS, ad avere oltre 450.000 posti di lavoro in più nel settore turistico, minerario, navale e delle energie rinnovabili con una graduale crescita del +50% nell’industria manifatturiera dei settori chiave individuati dal Piano. Un piano ambizioso che culmina in alcune riforme annunciate anche nel settore dell’attrazione di investimenti diretti esteri, con manovre che riguardano l’approvazione di una nuova normativa sull’insolvenza, ed un nuovo quadro normativo per l’avvio di iniziative imprenditoriali adeguato alle misure previste in caso di default da parte delle maggiori economie occidentali, che rimuoverebbero annosi ostacoli presenti nel paese per gli investitori stranieri.
Secondo autorevoli commentatori il successo di tali ambiziose manovre comporta la necessità imprescindibile di passare per cambiamenti sociali epocali. Un mutamento radicale che porti anche alla rivoluzione nella governance che possa rendere gradualmente i sudditi dei cittadini in grado di partecipare all’evoluzione del paese. Un passaggio che comporta un cambiamento negli equilibri di potere con il clero, che può rappresentare un’incognita, se non un ostacolo, non da poco nelle ambizioni di MbS e della leadership emergente.

Un cantiere della KAEC – King Abdullah Economic City per la realizzazione di un centro tecnologico e di alta formazione saudita, simile al MIT americano