Siamo sull’orlo di una nuova Guerra Fredda? Oppure siamo alle porte di un periodo di cooperazione economica globale diversificata dove le logiche che finora hanno dominato gli equilibri di potenza sono ormai superate?
Sono questi gli interrogativi che aprono Cool War di Noah Feldman un saggio sui rapporti presenti e futuri tra USA e Cina, attraverso i legami indissolubili che convivono che le perenni ed ineliminabili tensioni al conflitto, che andranno a determinare i destini e gli equilibri internazionali. Feldman insegna Diritto internazionale alla Harvard Law School, è membro del Council on Foreign Relations e scrive sul New York Times Magazine e Bloomberg View.

Noah Feldman – Cool War (in Italia è disponibile nel catalogo de Il Saggiatore)
E’ una lettura interessante ed indispensabile per comprendere le opzioni strategici e gli scenari attuali e futuri del rapporto tra la potenza cinese e gli Stati Uniti, in un quadro globale in perenne e frenetica evoluzione. Gli spunti di lettura offerti da Feldman sono molteplici, ma alcuni concetti sono semplicemente dirompenti nell’analisi consapevole dei rapporti di forza tra i due paesi.
Il conflitto è inevitabile, innanzitutto. L’elevato grado di interdipendenza economica tra Cina e Stati Uniti è ormai conclamato, e passa per i nodi d’acciaio del debito USA in mani cinesi sino all’enorme volume di interscambio commerciale. Un connubio di interessi da entrambe le sponde che lega indissolubilmente i destini dei due paesi. Eppure il conflitto non può essere evitato: <<[…] Henry Kissinger, da quarant’anni l’osservatore statunitense più influente sulla Cina – nonché realista incallito – spiega il problema facendo riferimento ad un memorandum del 1907 scritto dal burocrate britannico Eyre Crowe. Il documento segreto di Crowe asserisce che la Germania avrebbe cercato di porre fine al dominio mondiale britannico, come conseguenza inevitabile della sua crescita economica e del suo sovvertimento degli equilibir di potenza esistenti. Non importava la volontà soggettiva della classe politica tedesca, o il fatto che una parte significativa della ricchezza globale sarebbe stata distrutta dall’uso della forza: la guerra stava per scoppiare come effetto di interessi contrastanti. E ovviamente Crowe aveva ragione non solo riguardo alla Prima Guerra Mondiale, ma anche alla Seconda>>. In un’ottica realistica, insomma, il declino economico relativo degli Stati Uniti e l’inarrestabile ascesa economica della Cina generano automaticamente una ineliminabile tensione al conflitto. Se l’India può sovvertire gli equilibri economici e commerciali, la Cina si pone, come eredità storica e interesse oggettivo, ad essere una super potenza sfidante nel quadro generale di medio e lungo periodo.

Noah Feldman
Il libro di Feldman percorre poi i nervi vitali di questa tensione al conflitto: dal problema dell’ideologia e del contrasto tra sistemi di valori incompatibili tra loro (soprattutto per la vocazione universalistica del pensiero occidentale), sino agli attriti interni della Cina legati alla legittimazione del governo e della classe dirigente. Interessante a questo proposito la definizione di elite permeabile che riassume equilibri e storia recente della classe dirigente cinese. Il caso di Bo Xilai (di cui abbiamo scritto tempo fa sia riguardo alla vicenda specifica, che alla transizione della dirigenza) è preso ad esempio per descrivere la difficile ed incerta transizione della classe dirigente cinese e l’importanza delle reti personali nel sistema cinese.

Noah Feldman – Cool War (in Italia è disponibile nel catalogo de Il Saggiatore)
Arriva quindi la definizione di Cool War, che potremmo tradurre con guerra fresca che declina i suoi effetti attraverso la guerra commerciale: dumping, dispute al WTO, guerre aziendali dirette e cybercrime che diventa un nodo cruciale nelle relazioni tra i due paesi. Un “ferro del mestiere” in grado di riprodurre dinamiche annose della guerra fredda, attraverso scontri digitali che coinvolgono attori governativi ma anche aziende e segreti industriali e commerciali. L’analisi è preziosa e puntuale, e finisce per interrogarsi anche sul futuro dei diritti umani in un equilibrio di potenza che vede l’ascesa della Cina e, nella corsa alle alleanze regionali e globali, un complicarsi della situazione che preclude i destini più rosei per i diritti umani così come possono essere concepiti in maniera scolastica e carente di realismo.
Eppure il destino non è già scritto. Ci sono diversi scenari possibili e non tutti drastici o scoraggianti:
<<Il fatto che perlopiù la Cool war non sarà combattuta mediante il ricorso alla forza tradizionale non cambia la natura di questi calcoli. Ho sostenuto che gli interessi delle nazioni hanno assolutamente a che fare con le loro capacità. Le capacità geostrategiche non si misurano in condizioni di isolamento, ma in rapporto alla capacità delle altre potenze. Prevedere un periodo di Cool war equivale dunque a prevedere che nessuna delle due parti potrà dire con certezza che vincerà. Il fatto che ciascuna delle due abbia buoni motivi per aspettarsi di poter vincere è la ragione di fondo per attendersi che la guerra sarà combattuta.>>
La partita è lunga, e ancora tutta da giocare.

Vi ricordate il Dr. Stranamore e la Guerra Fredda?
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