KAEC (pronunciato come cake in inglese) è la megalopoli dedicata a Re Abdullah (King Abdullah Economic City) che dovrebbe sorgere dal nulla nel deserto a mezz’ora di macchina da Jeddah. Si tratta di un progetto ambizioso e (quasi) unico al mondo, su cui fondare le strategie governative di diversificazione della struttura economica in vista di un progressivo affrancamento dalle esportazioni di materie prime energetiche. Il progetto (già annunciato tra molte perplessità della stampa internazionale) dovrebbe essere completato molto presto, comunque prima del 2025, con un costo totale che si aggira sui cento miliardi di dollari USA. Interessanti le recenti dichiarazioni alla BBC di Fahd Al-Rasheed, direttore generale di Emaar Economic City ossia la corporation saudita che gestisce l’intero progetto: “stiamo costruendo tenendo in mente il 65% della popolazione che è sotto i trent’anni. Abbiamo oltre duecentomila cittadini sauditi che stanno studiando all’estero. Inevitabilmente torneranno e porteranno il loro contributo nel cambiare la fisionomia e lo stile di vita del paese”. Il cambiamento demografico è senza dubbio uno degli aspetti da considerare nell’analizzare il progetto, dato che il cambiamento demografico e sociale porterà con sè richieste ed esigenze inedite destinate a modificare ed influenzare l’evoluzione futura del paese.

Una vista area, secondo i render
Il progetto in realtà è ancora completo al 15% ed ha visto almeno quattro radicali modifiche nel corso degli anni, compreso un incremento del finanziamento complessivo. Interessante notare come oltre 60 aziende classificate tra le maggio al mondo hanno finora contribuito al finanziamento, in uno schema semplice ma funzionale all’attrazione degli investimenti privati: si costruisce un framework efficace in un contesto di ingenti investimenti governativi per attrarre key investor internazionali. Un esempio concreto sono le agevolazioni concesse agli investitori esterni: proprietà straniera al 100% delle attività instaurate, facile accesso a permessi e licenze per il commercio, real estate, e tagli alla pressione fiscale.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la dichiarata volontà di costruire uno dei più importanti sistemi logistici regionali, in grado di fare concorrenza al porto di Jebel Ali e a tutto il sistema logistico di Dubai e degli Emirati Arabi Uniti. Uno dei dirigenti del porto King Abdullah ha dichiarato recentemente alla BBC: “Vogliamo creare uno dei più grandi porti del mondo senza competere con il porto islamico di Jeddah. Vogliamo invece dirottare il business dal porto di Jebel Ali a Dubai grazie al nostro sistema doganale più rapido e alla maggiore automazione del sistema di carico e scarico merci che garantisce tempi più rapidi”. Il collegamento al sistema di infrastrutture del Regno, seppur non sarà in grado di scalzare gli altri player regionali, sicuramente potrà assorbire gran parte del flusso di merci destinate al mercato saudita che ora passa prevalentemente per Dubai.
Uno dei progetti più ambiziosi in questo senso è la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità che parte dalla stazione di Al Haramain progettata da Foster & Partners e che sarà in grado di connettere in maniera efficiente i vari centri che compongono la megalopoli sia per il trasporto merci che passeggeri.

Un render progettuale della quay di KAEC City
Alcuni media occidentali si interrogano anche su alcuni impatti nella società e nel costume saudita. Ad esempio sul fatto che, in un paese in cui alle donne non è permesso guidare, si tenta di costruire una megalopoli a oltre novanta chilometri dai maggiori centri nevralgici del paese. Alcune persone intervistate in proprosito affermano che la questione sarà irrilevante fra vent’anni con l’automazione del trasporto privato, mentre media locali come la Saudi Gazette magnificano il ruolo dei progetti KAEC nella crescita professionale della popolazione femminile:
Several Saudi female employees at a number of projects in King Abdullah Economic City talked about their rich experiences and the growing opportunities for women in the Economic City. The comments focused on the work environment that suits the values of the society on one side and motivates women on the other. That is in terms of the quality of jobs and the nature of the work performances that are considerate of the Saudi women’s privacy, and do not deprive them of their chance to accomplish or participate in building their country since they are an essential partner in the rise and development of the Kingdom. Numerous Saudi female employees at the control-room in the container terminal of King Abdullah Port (KAP) have addressed the privacy of their experience and the work environment that respects the society values, since the quality of the jobs and the extensive training create huge room for creativity.
Chissà se l’entusiasmo e la febbre degli investimenti che animano queste dichiarazioni entusiaste sono sufficienti a sanare i molti dubbi riguardo aspetti così peculiari e invasivi delle leggi locali. Sicuramente lo spirito innovativo del progetto e la strategia che lo anima potranno essere un buon volano per il cambiamento o, almeno, per la diversificazione economica tanto cara al monarca.

Infografica di Al Arabiya sulle lavoratrici donne dell’Arabia Saudita