Sergio Marchionne, amministratore delegato italo-canadese di FIAT e Chrysler, ha scosso i maggiori commentatori economici con le sue recenti dichiarazioni all’International Herald Tribune, in cui ha deplorato la politica di sconti e ribasso sui prezzi praticata da Volkswagen definendola testualmente “un bagno di sangue”. Alla dura presa di posizione è seguito un appello alla Commissione Europea perché adotti misure di razionalizzazione del settore, pervenendo ad una limitazione della capacità produttiva soprattutto per le case francesi e tedesche.
La Volkswagen non ha gradito le dichiarazioni dal top manager. Il responsabile della comunicazione dell’azienda, Stephan Gruehsem, ha espresso al Wall Street Journal la profonda indignazione di Volkswagen dichiarando di non ritenere più sostenibile la posizione di Marchionne alla guida dell’ACEA (l’associazione europea dei costruttori di auto), chiedendone esplicitamente le dimissioni e paventando, eventualmente, la decisione drastica di abbandonare l’organizzazione.
Avendo la lucidità di superare vincoli ideologici presenti soprattutto nel dibattito italiano, viste le novità introdotte dall’ad di Fiat nelle relazioni industriali del paese (oggetto di dibattito/scontro tra convinti sostenitori e irremovibili detrattori), è possibile considerare l’affaire Marchionne alla luce delle recenti prestazioni di marketing e vendite registrati dai suoi competitor.
In rete sono ad esempio liberamente disponibili trascrizioni di riunioni del top management della casa tedesca che evidenziano risultati unici per l’azienda:
Nei primi sei mesi del 2012 il Gruppo Volkswagen ha consegnato 4.6 milioni di veicoli ai clienti sia nel settore car che truck, con un aumento di oltre il 10% a dimostrazione dell’efficacia del nostro brand e della strategia di globalizzazione adottata. L’aumento nei volumi di vendita […] ha generato un ricavo che sfiora i 95,4 miliardi di dollari con un profitto operativo di 6,5 miliardi. Il profitto […] ha beneficiato in massima parte dei maggiori ritorni finanziari provenienti dai forti rendimenti degli investimenti […] soprattutto in Cina, oltre […] alle opzioni put e call che deteniamo nel portafoglio relativamente al marchio Porsche.
Altre fonti sottolineano l’impegno del gruppo in Cina, dove i risultati in termini di vendite sono estremamente confortanti (oltre agli Stati Uniti). Mr. Heizmann, membro del consiglio direttivo del gruppo e responsabile degli investimenti in Cina, ha appena concluso gli incontri operativi con i partner locali e le autorità governative per il nuovo stabilimento di Yihzeng, nella Cina orientale, che avrà una capacità di 300.000 veicoli l’anno e una superficie industriale di oltre 1,3 milioni di metri quadrati.
Probabilmente è necessario superare logiche consociative anacronistiche e non più valide, e comunque spiccatamente locali, visto il massiccio impiego di risorse pubbliche destinato alla Fiat in Italia anche recentemente. Pensare di limitare il libero mercato e le strategie di marketing dei concorrenti, anche quando agiscono su leve sensibili e più aggressive come i prezzi al consumo e gli sconti, è quantomeno una strategia miope.
C’è bisogno di globalizzazione del brand, come sta facendo Volkswagen che raccoglie ottimi risultati, o innovazione coraggiosa, come nel caso dei nuovi prodotti eco-sostenibili di altri concorrenti citati da Marchionne come la Twizy del gruppo Renault.
Una strategia vincente non può partire dal miope attacco ai case history del momento, ne dal recupero di logiche anacronistiche e localizzate.